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SUPERBONUS E CESSIONE DEL CREDITO, LE NUOVE CONDIZIONI: DA INTESA ALLE POSTE, COSA CAMBIA

15 maggio 2023   ·  Rivista del 1° Semestre 2023 Studio Casa


Superbonus e cessione del credito, le nuove condizioni: da Intesa alle Poste, cosa cambia

Cessioni del credito: si riparte. I primi segnali del ritorno delle banche al business delle agevolazioni edilizie riguardano solo i crediti incagliati derivanti da operazioni fatturate nel 2022 ma è verosimile che nelle prossime settimane qualcosa inizi a muoversi anche per le attività di quest'anno. Ad aprire le danze è Unicredit, che acquista unicamente crediti derivati da sconti in fattura e quindi da artigiani e professionisti. La banca accetta pratiche di importo superiore a 10 mila e inferiore ai 600 mila euro purché chi cede il credito sia in possesso di tutta la documentazione richiesta nel corso dell'istruttoria, con asseverazioni, attestazioni e visto di conformità per tutte le tipologie di intervento (quindi anche per quelle di edilizia libera per cui le asseverazioni non sarebbero obbligatorie) oltre che il codice univoco previsto dalla normativa. L'operazione avviene tramite la controllata Esb, veicolo finanziario che provvederà a cartolarizzare i crediti e a rivenderli. Ricordiamo che le norme in vigore prevedono che solo la prima cessione possa avvenire in favore di privati o società non finanziarie ma lasciano alle banche la possibilità di cedere i cespiti acquisiti alla loro clientela professionale.

Guarda l’infografica (grafico sopra) su quanto si può ottenere con le agevolazioni per ogni 100 euro di spesa

Da Unicredit a Intesa Sanpaolo, le offerte

Unicredit ha già perfezionato sei operazioni di ri-cessione ed è in procinto di concluderne altre 11. Le condizioni offerte per l’acquisto sono in linea con quelle che già i pochi istituti operanti lo scorso autunno praticavano: per il Superbonus l'85,8% del valore nominale del credito di imposta, che equivale a 94,38 euro ogni 100 fatturati; per i bonus su 10 anni come quello per le ristrutturazioni il 70% del credito, equivalente a 35 euro ogni 100 fatturati. Infine sui bonus spalmati su cinque anni (come il sismabonus ordinario), l'82,6% del credito, equivalente a 61,95 ogni 100 fatturati. Sono percentuali che abbiamo preso come base di calcolo per la tabella sulla remunerazione del credito. Liberarsi lo spazio fiscale per poter acquisire nuovi crediti è la strada che stanno percorrendo altri grandi player. A partire da Intesa San Paolo, che ha un carico di 16 miliardi di euro di crediti da smaltire. Si tratta, secondo quanto dichiara il gruppo, del 50% del totale del mercato, derivante da cessioni per 160mila immobili.

Le partnership

Intesa non ha ancora annunciato il suo ritorno ma ha concluso una serie di operazioni propedeutiche, che finora hanno portato a ricedere 6 miliardi di euro. Proprio in questi giorni il gruppo ha chiuso un accordo con l'Università Luiss Guido Carli per 60 milioni di euro e un'altra operazione per 51,5 milioni con il gruppo abruzzese Tosto. Intesa, dichiara, tornerà sul mercato quando le richieste dei clienti saranno coperte interamente dalla capienza fiscale. Medesima strategia per Crédit Agricole, che nel 2022 ha saturato la sua capienza fiscale erogando 3,4 miliardi di euro. Ora l'istituto sta lavorando insieme ad una decina di primarie aziende partner. La previsione è di riaprire subito da aprile con un plafond crescente man mano che verranno sottoscritti gli accordi. Banco Bpm dichiara di essere pronta a ripartire sia pure con cautela e mentre si attendono le decisioni di Poste, protagonista nel mercato delle cessioni di piccola taglia ai privati, Cdp si è detta pronta a valutare soluzioni di sistema.

La novità della piattaforma di Enel X

L'attesa è per la partenza della piattaforma gestita da Enel X che dovrebbe dare vita a un mercato secondario diffuso. Secondo le anticipazioni la partenza sarebbe fissata a giugno con una serie di partner creditizi che permetteranno di ottenere la licenza bancaria, necessaria per ricedere i crediti alla clientela professionale; core business sarà l'acquisto di crediti da parte delle società che forniscono servizi energetici, le cosiddette Esco. Sono operative anche piattaforme private, come ad esempio Sibonus, nata da una partnership da Unioncamere e Ordine nazionale dei commercialisti. Sul marketplace, raggiungibile su https://sibonus.infocamere.it , al momento di andare in stampa il Superbonus veniva trattato sulla base di uno sconto del 15,4% su credito (otto decimi meno rispetto all'offerta Unicredit); il bonus ristrutturazioni con lo sconto del 26,2% (3,8 punti più conveniente di Unicredit) e il sismabonus al 20,4%, contro il 17,8% del gruppo bancario. Quando le cessioni sono partite le banche si facevano realmente la concorrenza: sul Superbonus tra l'offerta migliore e la peggiore c'erano ben 5 punti di differenza. Difficilmente torneremo allo stesso scenario.

Più certezze, ma le banche restano caute

Una questione di mission. L'aiuto che le banche sono pronte a dare alle imprese in difficoltà per i crediti incagliati non è certo disinteressato visto che è ben remunerato. Ma c'è anche altro. Ne è convinto Christian Dominici, commercia-lista milanese titolare di uno studio specializzato in crediti tributari, per il quale il ritorno delle banche si spiega anche con «l'attenzione verso le pmi che gli istituti radicati nel territorio devono avere. Il tetto di intervento di Unicredit è 600mila euro e quindi per operazioni adeguate agli operatori più piccoli che in questo ultimo periodo hanno sofferto della carenza sul mercato di Poste Italiane. Un impulso lo dà il fatto che si acquistano crediti per i quali ci sono già state le verifiche e le asseverazioni, il che conferisce un alto grado di sicurezza all'operazione, e così sarà a maggior ragione per i clienti professionali che acquisteranno i crediti dalla società veicolo, perché la verifica originaria e quella che poi comunque farà la controllata della banca le esonera da responsabilità: questo è uno dei vantaggi in termini di adeguatezza documentale introdotti dal decreto legge 16 febbraio 2023 per i cessionari corporate». Rimane però il dubbio per i condomini che non hanno ancora avviato i lavori e, avendo depositato la Cilas entro il 31 dicembre scorso avrebbero diritto a effettuare la cessione: a oggi non risultano banche disposte ad avviare nuove operazioni. «Possibile che dopo la conversione del decreto 16 febbraio qualcosa si muoverà, purché si abbia la certezza che le norme sono definitive. Sarebbe però auspicabile che il processo decisionale delle banche abbia tempi più rapidi. Dubito però che si ritorni ad erogare per operazioni di piccolo taglio, come le caldaie. Una banca certo non farebbe credito sulla base di un'autocertificazione».
Tratto da www.corriere.it/economia del 10 aprile 2023

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