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IMPOSTA DI SUCCESSIONE

29 luglio 2021   ·  Rivista del 2° Semestre 2021 Studio Casa


Imposta di successione

Tornata alla ribalta recentemente nel dibattito politico, diamo un ripasso all'imposta di successione, così come normata in Italia, imposta che rappresenta il tributo da versare al fisco, in relazione ai redditi incamerati sotto forma di beni ricevuti in eredità.

La successione, intesa come percorso burocratico, si apre a partire dalla data di morte del soggetto di cui si ripartiscono le sostanze e si conclude entro un anno: in altri termini, la dichiarazione di successione, che elenca tra l'altro nel dettaglio l'albero genealogico del defunto e gli estremi delle proprietà immobiliari, deve essere presentata all'Agenzia delle Entrate entro dodici mesi dall'apertura della successione.

I beneficiari del lascito possono essere numerosi, ovvero limitati ai soli membri del nucleo familiare ristretto. Se il defunto non aveva fratelli e non c'è un coniuge superstite o altri parenti ancora in vita, la successione riguarderà solo figli e nipoti.

Chi deve pagare la tassa di successione?

La legge identifica due tipi di legame familiare:

*parentela, che sussiste tra individui discendenti dalla stessa persona, in linea diretta (per esempio, padre e figlio) o collaterale (fratelli);

*affinità, che unisce ognuno dei due coniugi ai parenti dell'altro (la suocera o il cognato, per esempio, sono degli affini).

La parentela in linea retta può essere individuata in senso discendente, cioè riferita alla generazione più recente, oppure in senso ascendente, per inquadrare nello schema della genealogia le generazioni più antiche. Si risale dal 3° grado discendente dei pronipoti al 3° ascendente dei bisnonni.

Nei legami di parentela in linea collaterale si distinguono fino a cinque livelli di parentela, dal 2° grado dei fratelli al 6°, che si attribuisce ai figli dei cugini dei genitori.

Il grado di affinità deriva da quello di parentela: un parente di 1° grado della moglie sarà considerato affine di 1° grado del marito.

Il panorama della successione si arricchisce ulteriormente quando, oltre agli eredi, entrano in gioco i legatari, cioè persone indicate dal defunto nel proprio testamento come beneficiari di particolari diritti patrimoniali.

L'erede ha un profilo di maggiore rilevanza rispetto al legatario, perché acquisisce l'effettiva proprietà dell'intero patrimonio del defunto, o della quota che gli spetta, quando esistono altri co-eredi; tuttavia, a differenza del legatario, l'erede prende in carico anche i debiti del defunto.

Quando esiste un testamento, si realizza una successione testamentaria. In assenza di disposizioni finali per l'eredità del defunto, invece, si parla di successione legittima.

La tassa di successione deve essere pagata da ognuno degli eredi e dei legatari, in proporzione al valore dei beni ricevuti e in base al grado di parentela o affinità.

La dichiarazione di successione può essere presentata da uno dei seguenti:

*gli eredi e i legatari (oppure, i loro rappresentanti legali);

*i possessori temporanei dei beni oggetto della successione (in caso di morte presunta);

*i curatori di eredità giacenti;

*gli esecutori testamentari.

Come si calcola e quanto costa l'imposta di successione?

La imposta o tassa di successione viene quantificata moltiplicando il valore dell'intero asse ereditario, o di una singola quota (quando l'eredità è ripartita tra più soggetti), per una percentuale, che varia in base al tipo di legame tra erede e defunto.

L'asse ereditario coincide con la totalità di beni mobili e immobili, titoli e obbligazioni riferite al defunto, compresi i debiti, che vanno considerati componenti “negative” e, naturalmente, diminuiscono il valore della successione.

Per i parenti prossimi, a certe condizioni, la normativa riconosce una franchigia, cioè un valore dell'asse ereditario entro il quale la tassa di successione non deve essere pagata.

Le aliquote per il calcolo della tassa di successione variano in relazione alla tipologia di beneficiario del lascito:

4% – coniuge o parenti in linea retta, con franchigia di 1 milione di euro;

6% – fratelli, altri parenti fino al 4° grado e affini in linea collaterale fino al 3° grado,  con franchigia pari a 100.000 euro;

8% – tutti gli altri soggetti.

I portatori di handicap (L.104 /1992), qualunque sia il grado di parentela o affinità con il defunto, pagano la tassa di successione solo se il valore dell'asse ereditario supera 1,5 milioni di euro.

Alcuni beni mobili, come le liquidazioni, oppure titoli, come i buoni ordinari del Tesoro (BOT), sono esenti dalla imposta di successione: il loro importo non va considerato nel conteggio che determina il valore dell'eredità.

Per i beni immobili (abitazioni, terreni, locali commerciali) o parti di essi, in seguito alla pratica di successione, devono essere versate anche imposta catastale (2% e, comunque, non inferiore a 200 euro) e imposta ipotecaria (1% e, comunque, non inferiore a 200 euro). Quando chi eredita l'immobile può usufruire delle agevolazioni prima casa, imposta catastale e imposta ipotecaria sono entrambe pari all'importo forfettario di 200 euro.

Come si paga l'imposta di successione?

Ricevuta la dichiarazione di successione, l'Agenzia delle Entrate elabora la pratica e, se non sussistono le condizioni per la franchigia, determina la imposta che i beneficiari del lascito ereditario sono obbligati a pagare.

L'importo della tassa di successione viene confermato in un apposito avviso di liquidazione: i soggetti tenuti al versamento devono provvedere entro 60 giorni dalla data di notifica di tale avviso. Le violazioni del termine previsto per la tassa di successione, implicano l'applicazione di sanzioni e interessi alla cifra inizialmente richiesta dall'Agenzia.

Quando la tassa di successione supera i 1.000 euro, gli eredi possono decidere di diluire il pagamento della tassa e versare al fisco:

*una prima tranche, pari almeno al 20% della imposta di successione, entro 60 giorni dalla data in cui è stato notificato l'avviso di liquidazione;

*ulteriori otto rate (con interessi), una ogni tre mesi, fino a coprire la parte rimanente della imposta.

Se l'importo della tassa di successione è superiore ai 200.000 euro, sono ammesse dodici rate.
a cura di Veronica Dadda

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